mercoledì 13 novembre 2019

La luna e i falò - Cesare Pavese

Ho appena iniziato a leggere "La luna e i falò" di Cesare Pavese.
Il primo capitolo già mi ha catturata e credo che sarà un libro intrigante e ricco di stimoli.

Vi darò solo un breve assaggio di ciò che è il sapore di questo libro.
Per farlo ho scelto un estratto che parla di ciò che vuol dire crescere in un paese: sentire il calore delle persone, luoghi sicuri e familiari, ma anche sentire e riconoscere il vivo desiderio di scoprire il mondo. Credo che questa situazione sia rappresentativa non solo per me, ma per molte altre persone!

Guardate il video per godere di questa meraviglia :-)




Ne approfitto anche per sintetizzare qui qualche informazione su Cesare Pavese, che è stata una personcina piuttosto interessante e curiosa.

Cesare Pavese (1908 - 1950) viene considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo.

Il suo insegnante di italiano e latino fu l'antifascista Augusto Monti, che gli insegnò un metodo rigoroso di studio improntato all'estetica crociana frammista ad alcune concezioni di De Sanctis.
Nel 1926, conseguita la maturità liceale, inviò alla rivista "Ricerca di poesia" alcune liriche, che furono però respinte. Si iscrisse intanto alla Facoltà di lettere dell'Università di Torino e continuò a scrivere e a studiare con grande fervore l'inglese, appassionandosi alla lettura di Sherwood Anderson, Sinclair Lewis e soprattutto Walt Whitman, mentre le sue amicizie si allargarono a coloro che diventeranno, in seguito, intellettuali antifascisti di spicco: Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Massimo Mila e Giulio Einaudi.
L'interesse per la letteratura americana divenne sempre più rilevante e così incominciò ad accumulare materiale per la sua tesi di laurea, mentre proseguivano i timidi amori permeati dalla sua visione angelicante della donna. Intanto si immergeva sempre più nella vita cittadina, e così scriveva all'amico Tullio Pinelli:
«Ora io non so se sia l'influenza di Walt Whitman, ma darei 27 campagne per una città come Torino. La campagna sarà buona per un riposo momentaneo dello spirito, buona per il paesaggio, vederlo e scappar via rapido in un treno elettrico, ma la vita, la vita vera moderna, come la sogno e la temo io è una grande città, piena di frastuono, di fabbriche, di palazzi enormi, di folle e di belle donne (ma tanto non le so avvicinare).»

Si dedicò, per guadagnare, all'attività di traduttore in modo sistematico alternandola all'insegnamento della lingua inglese.

Nel 1935 fu condannato a scontare una pena di 3 anni in un carcere in calabria, accusato di antifascismo.
Nell'ottobre di quell'anno aveva incominciato a tenere quello che nella lettera al Lajolo definisce lo "zibaldone", cioè un diario che diventerà in seguito Il mestiere di vivere e aveva fatto domanda di grazia, con la quale ottenne il condono di due anni.

Importante fu l'opera di Pavese scrittore di romanzi, poesie e racconti, ma anche quella di traduttore e critico: oltre all'Antologia americana curata da Elio Vittorini, essa comprende la traduzione di classici della letteratura da Moby Dick di Melville, nel 1932, a opere di Dos Passos, Faulkner, Defoe, Joyce e Dickens.

La sua attività di critico in particolare contribuì a creare, verso la metà degli anni trenta, il sorgere di un certo "mito dell'America". Lavorando nell'editoria (per la Einaudi) Pavese propose alla cultura italiana scritti su temi differenti, e prima d'allora raramente affrontati, come l'idealismo e il marxismo, inclusi quelli religiosi, etnologici e psicologici.




Nella biografia di Cesare ho tralasciato molte vicende personali e lavorative, se siete curiosi di conoscere i dettagli vi invito a visitare la pagina di Wikipedia a lui dedicata, che racchiude informazioni utili.


A presto!

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